Acqua del rubinetto? No, grazie!

Perché non devi usare l’acqua del rubinetto per sciacquare o conservare le tue lenti a contatto?

Anche se a molti potrà sembrare strano, l’acqua del rubinetto è in grado di rappresentare un rischio se usata per sciacquare o, ancora peggio, per conservare le lenti a contatto.

Chiaramente le lenti a contatto possono essere facilmente contaminate da microrganismi patogeni se vengono manipolate con le mani sporche; esiste però la possibilità di contaminarle anche in modi che possono rivelarsi molto meno scontati, come ad esempio sciacquarle con acqua del rubinetto. Di fatto ogni volta che le nostre lenti entrano in contatto con qualcosa che non è sterile (acqua compresa) rischiano di essere contaminate, solitamente una buona manutenzione è sufficiente per scongiurare eventuali eventi avversi, ma è bene non abbassare mai la guardia.

Il rischio di contrarre una infezione oculare a causa della contaminazione di una lente a contatto può variare a seconda della tipologia di lenti indossate: a correre il rischio minore sono i portatori di lenti a contatto giornaliere monouso, mentre coloro che indossano lenti a contatto a ricambio programmato (bisettimanali, mensili, ecc.) corrono qualche rischio in più, soprattutto se non svolgono diligentemente una corretta manutenzione. Chi porta lenti a contatto giornaliere, infatti, dopo un determinato numero di ore dovrà necessariamente rimuoverle e buttarle via (smaltendole opportunamente), mentre chi porta lenti a ricambio programmato dopo ogni rimozione dovrà seguire il programma di manutenzione indicato dallo specialista, così da minimizzare il rischio di contaminazione e quindi infettivo.

Se beviamo serenamente l’acqua potabile senza incappare in spiacevoli infezioni, cosa potrà mai rivelarsi così rischioso?

Effettivamente l’acqua potabile presente nei nostri acquedotti è trattata in maniera tale da non rappresentare rischi per la salute se bevuta o utilizzata per lavarsi, quest’acqua non è tuttavia sterile e può rischiare di contaminare sia le nostre lenti a contatto che il contenitore all’interno del quale vengono conservate. Nell’acqua del nostro rubinetto potrebbero essere infatti presenti dei microrganismi patogeni in grado sopravvivere persino alla clorazione. A destare particolare preoccupazione per i portatori di lenti a contatto, è un protozoo che prende il nome di acanthamoeba.

Che cosa è l’acanthamoeba?

L’acanthamoeba è un protozoo ubiquitario che si può trovare negli impianti di aria condizionata, in acque dolci (piscine, terme, vasche idromassaggio, acquedotti) o salmastre ma può essere presente anche nel suolo e nella sabbia. Se necessario l’acanthamoeba può entrare in uno stadio quiescente che gli permette di sopravvivere anche in condizioni ambientali che sarebbero in grado di annientare la maggior parte degli altri microrganismi (mancanza di cibo, iper o ipo-osmolarità, condizioni estreme di temperatura o pH).

Questo microrganismo è solitamente innocuo per l’uomo ma, in alcuni casi particolari, può causare delle vere e proprie infezioni. Le infezioni corneali indotte da questo particolare tipo di protozoo sono rare (rappresentano circa il 5% di tutte le infezioni corneali associate al porto di lenti a contatto) ma sono in grado di avere conseguenze molto gravi: in caso di cheratite da acanthamoeba non sempre i farmaci riescono a risolvere la situazione in tempo utile, risulta così spesso necessario ricorrere al trattamento chirurgico per poter salvare la vista del paziente.

Per quale motivo il porto di lenti a contatto rappresenta uno dei principali fattori di rischio nei confronti di questo tipo di infezione corneale?

In generale possiamo dire che, per l’acanthamoeba, la lente a contatto rappresenta una superficie ideale su cui aderire, e a questa particolare tipologia di protozoi può bastare anche solo una manciata di secondi per contaminare una lente a contatto.
Una volta riusciti ad aderire alla lente a contatto, questi protozoi possono riprodursi colonizzando non solo la lente stessa, ma anche il porta-lenti all’interno del quale verrà riposta in seguito.

Quando una lente a contatto contaminata viene indossata dal portatore, i microrganismi patogeni hanno molto tempo a disposizione per trovare eventuali punti deboli nelle difese presenti sulla nostra superficie oculare, riuscendo così a causare una infezione in piena regola.

Conservare le lenti a contatto nell’apposita soluzione unica può bastare per scongiurare una cheratite da acanthamoeba?

Chiaramente le abitudini più rischiose sono quelle di conservare le lenti a contatto in semplice soluzione salina (che non ha alcuna funzione antimicrobica) o addirittura in acqua del rubinetto (che non solo non ha funzione antimicrobica, ma ha anche buone probabilità di fungere essa stessa da contaminante). Le cosiddette “soluzioni uniche”, invece, hanno una composizione studiata per essere in grado di tenere lontana la maggior parte dei microrganismi patogeni dalle nostre lenti a contatto (funzione disinfettante) senza però risultare troppo aggressive nei confronti dei tessuti oculari, in questo modo possono essere utilizzate tranquillamente sia per sciacquare che per conservare le lenti all’interno dell’apposito contenitore.

Purtroppo, non tutte le soluzioni uniche sono sempre efficaci al 100% nel rimuovere l’acanthamoeba dalle nostre lenti; tra i disinfettanti specifici per lenti a contatto, quelli che si sono dimostrati in grado di rimuovere più efficacemente questi protozoi sono quelli a base di perossido di idrogeno, che non rientrano nella categoria delle soluzioni uniche.

Per abbassare sensibilmente il rischio di contaminazioni indotte da acanthamoeba, così come quelle causate da altri microrganismi patogeni (come ad esempio i batteri), è importante seguire queste regole:

– Osservare sempre le norme di igiene personale
– Seguire puntualmente il programma di manutenzione utilizzando soltanto le soluzioni specifiche per lenti a contatto indicate dallo specialista
– Rispettare il programma di controlli concordato con lo specialista
– Non indossare le lenti per periodi superiori a quelli indicati dallo specialista
– Smaltire le lenti una volta scaduto il periodo di utilizzo suggerito dall’azienda
– Sostituire il porta-lenti con regolarità così da evitare la formazione di biofilm al suo interno

Gianluca De Lillo

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